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Pompei e Unesco

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Questa nota compare questa sera (24.10.2011) sulla pagina web del Ministero per i beni e le attività culturali (http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_224050623.html):

“La notizia diffusa oggi da alcuni organi di stampa relativa al commissariamento del sito archeologico di Pompei da parte dell’Unesco è priva di ogni fondamento. In merito poi ai 105 milioni di euro, vincolati dal via libera della Commissione Europea, si ribadisce che il Piano per Pompei, approvato nel giugno scorso dal Consiglio Superiore per i Beni Culturali, consente di poterli destinare esclusivamente al sito di Pompei.

Nota ufficio stampa sottosegretario Villari “


In queste ore che forse segneranno la fine della XVI Legislatura e del IV Governo Berlusconi, la notizia,al momento smentita, di un intervento diretto da parte dell’Unesco per salvare il sito archeologico di Pompei dal degrado incredibile in cui è caduto a causa dell’inciviltà e della grettezza d’animo di chi dovrebbe proteggerlo e custodirlo appare di secondaria importanza.

Tuttavia, a ben riflettere, la vicenda di Pompei è sintomatica dello stato “comatoso” in cui versa la classe dirigente del nostro Paese che non è capace neanche di difendere, tutto sommato a costi ridicoli se si pensa al bilancio dello Stato, un Bene unico al mondo, UNICO al mondo.

E da questa classe dirigente, di Destra, di Centro e di Sinistra, gli italiani si dovrebbero aspettare le proposte innovative per uscire dalla crisi globale in cui il sistema occidentale è immerso sino al collo…?

 antonella policastrese - 25/10/2011 12:35:00 [ leggi altri commenti di antonella policastrese » ]

UAlle porte dell’inverno sembra essere spuntato il sole dell’ottimismo a Crotone; un’opera pubblica in via di completamento là, una ventata di assunzioni qua, un musical miliardario su, una nuova guerra all’ENI giù. Tutto questo equivale a battere il tappeto per far andare via la polvere, ignorando quanta sporcizia vi sia rimasta sotto; una sporcizia che va dalla guerra per le case popolari al ritorno sul sentiero di guerra dei lavoratori di “San Precario”, dal ridimensionamento dell’ospedale a modello ambulatorio sino alla critica situazione finanziaria in cui versa la Provincia . Sarà pure una fase di transito legata alla grande congiuntura che sta attraversando l’ Italia, ma qui si rischia di transitare dalla morsa della crisi ai primi morsi della fame. Ed è pericoloso scambiare il silenzio delle difficoltà, vissute con dignità famiglia per famiglia, con l’apparente serena attesa di una svolta; tutto ciò potrebbe essere null’altro che rassegnazione. In questo incipiente inverno assistiamo dunque a una forte “diminuzione dei cavalli e aumento dell’ottimismo” poiché se esiste l’ottimismo della ragione, allora esiste pure quello della rassegnazione poiché si diventa ottimisti quando sai che peggio non può andare. C’è da chiedersi cosa sia cambiato in mezzo secolo a Crotone se siamo ancora al ringalluzzirsi della guerra senza speranze contro l’ENI, che adesso mette all’incasso le sentenze ad essa favorevoli, con relativo risarcimento, per le “donchisciottate” del recente passato. Non siamo riusciti a utilizzare il metano che il petroliere di Stato era disposto a erogare praticamente aggratis; delle royalties non s’è mai saputo se sono arrivate, se e come siano state spese, oppure se giacciono ancora sotto forma di mandato alla firma del ragioniere della Regione Calabria. Che strana città che è Crotone, mentre altrove quantomeno ci si interroga seriamente sul futuro e si teme che si scatenino sommosse di popolo, come è successo in nord Africa e sta per succedere in Grecia, qui diremmo in coro “Oddio, è scoppiata la rivoluzione e non so cosa mettermi”. Per la verità dei primati possiamo vantarli, ( in negativo, ovviamente) e non sarebbe neppure la prima volta, sicché adesso abbiamo quello del più alto tasso di protestati insolventi. Ma quello che sembra essere il dato più preoccupante è davvero il nuovo focolaio di guerra contro l’Eni apertosi in seguito alla dislocazione di un nuovo pozzo a un paio di bracciate da Capo Colonna ; lo è tanto più appaia realisticamente impossibile arrestare l’operazione estrattiva del colosso petrolifero italiano in territorio italiano. Salvo aver nostalgia del passato, dell’epoca degli sbarchi con gonfalone e bandiere presso le piattaforme ancorate al largo della città. Semmai quelle lotte abbiano dato dei frutti e prodotto dei risultati, ebbene: dove sono, in cosa consistono, quanto ci ha guadagnato la città e quanto ci ha perso e ci perderà a seguito delle sentenze che passeranno in giudicato. Qualcuno potrebbe obiettare che la bonifica è conseguenza di quelle lotte e così pure il disseppellimento dell’antica Kroton. Una bonifica alle erbe, magari da p

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